Processo Chernobyl, ieri assoluzione piena per i 38 imputati. C’è amarezza per questa decisione

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“C’è una forte delusione perché dagli accertamenti fatti dall’Arpac risultava che bisognava fare ulteriori approfondimenti cosa che non è stata fatta in tanti anni. I terreni erano sotto sequestro. Rimane il forte dubbio se questi inquinamenti ci sono stati nel sottosuolo e quindi probabilmente adesso, ritengo che gli enti preposti, al di là di ciò che ha condotto la Procura della Repubblica, devono fare i loro accertamenti a livello amministrativo”, è il commento dell’avvocato Antonello Rivellese difensore del comune di Sala Consilina che nel processo Chernobyl si è costituito parte civile sulla sentenza pronunciata ieri dal tribunale di Salerno dopo 14 anni di processo. Nell’inchiesta finirono anche i terreni di Teggiano, San Pietro al Tanagro, San Rufo e Sant’Arsenio.

In sostanza per il Capo d’imputazione f) relativo al disastro ambientale il presidente Ferrara si è pronunciato per l’assoluzione, perché il fatto non sussiste. Per i Capi d’imputazione a), b), c), d), e) non si deve procedere per intervenuta prescrizione.

“E’ stato emesso il dispositivo, adesso aspettiamo le motivazioni che saranno rese note tra 90 giorni – continua Rivellese – il tribunale ha accolto in pieno le richieste del pubblico ministero cioè ha dichiarato la prescrizione per tutti reati mentre per il reato più grave quello del disastro ambientale, capo f, ha invece assolto gli imputati poiché non c’era la prova del danno”. È una sentenza che lascia l’amaro in bocca soprattutto a chi aveva creduto, come i cittadini e le associazioni, gli enti pubblici che si erano costituiti parte civile che speravano di fare chiarezza su questa vicenda per approfondire la situazione ambientale della provincia di Salerno. “Non c’è stata la prova del disastro ambientale come è previsto dal codice penale – continua Rivellese – c’è assoluzione nel merito perché non c’è la prova del danno ambientale. Non c’è la prova ma non è detto che non ci sia il danno ambientale, non è stato provato ma perché bisognava effettuare i carotaggi che personalmente avevo sollecitato ma il tribunale ha ritenuto di non accogliere questa richiesta”.

Ieri in aula era presente anche Roberto De Luca del Codacons che ha seguito da vicino ogni udienza perché ha creduto molto in questa inchiesta che ieri si è conclusa lasciando forte amarezza. Ora, una volta lette le motivazioni, l’avvocato Rivellese, con il sindaco Cavallone valuteranno se ci sono gli elementi per fare appello.

Antonella Citro

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