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L’Italia sta attraversando negli ultimi anni un clima riformista che anziché risolvere i problemi del paese sembra stia invece portando sempre più a peggiorare una situazione già molto delicata. Una delle prime riforme poste in essere quest’anno ha interessato il settore economico andando a modificare la struttura delle banche Popolari con un’ulteriore annuncio, anche sulla spinta della Banca d’Italia, di interventi anche sul Credito Cooperativo. Un’altra riforma che potrebbe, calare dall’alto senza che le BCC possano essere coinvolte e avere un ruolo decisionale su modifiche che, le stesse BCC ritengono opportune ma non radicali come quelle che il Governo Renzi intende adottare. Il decreto che il Consiglio dei Ministri era in procinto di approvare, stabiliva la cancellazione di circa 400 BCC presenti in Italia, tutte obbligate a cedere la propria autonomia ad un unico gruppo bancario. Risultato? Niente più banche del territorio, istituti di credito che interagiscono direttamente con il cliente, che cercano di venire incontro, nel rispetto delle regole, a quelle che sono le esigenze dei piccoli e medi imprenditori e delle famiglie. Banca Monte Pruno e BCC di Aquara, con i rispettivi direttori Michele Albanese e Antonio Marino, tracciano riflessioni congiunte su quello che è il rischio per i piccoli territori. Circa 10 giorni fa il Ministro Padoan aveva dichiarato che l’ipotesi di una tale riforma non era verosimile. Stiamo però parlando di un ministro del Governo Renzi, che ha coniato l’hashtag #Staisereno. Ed ecco che forse, per una maggiore serenità, è meglio non stare tanto sereni. Michele Albanese e Antonio Marino, nelle loro riflessioni, evidenziano il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo per l’economia, e non si parla solo di economia dei piccoli e marginali territori ma di economia a livello nazionale riportando anche dei dati significativi. Laddove le banche italiane hanno ridotto i loro prestiti del 4,7% per le imprese non finanziarie, le BCC hanno fatto registrare un segno positivo con l’erogazione dei prestiti aumentati del 9,4%. Significa che molte piccole e medie imprese che costituiscono ad oggi un importante valore economico, in grado ancora di dare lavoro nonostante la crisi economica avrebbe potuto cancellarne facilmente l’esistenza, riescono a sopravvivere grazie proprio agli istituti di credito cooperativo. Banche che raccolgono sul territorio e investono sul territorio. Banche che collaborano con il cliente, ascoltandone le esigenze e valutando attraverso il colloquio formale ed informale il sostegno adeguato laddove possibile. Così come concepita, la riforma porterebbe ad un totale annullamento di tale funzione. Tutto andrebbe a confluire e tutto sarebbe deciso dalla holding nazionale guidata da chi? Non si sa. Ecco un altro interrogativo che i direttori di Banca Monte Pruno e BCC Aquara si pongono. A questo va ad aggiungersi anche un’altra riflessione. Cosa ne sarebbe dei dipendenti? Ricordiamo che come Banche di Credito Cooperativo, sono in grado anche di creare lavoro sul territorio mentre, se dipendenti da una holding sarebbe la struttura centrale a doversi esprimere sulle assunzioni. Le riflessioni di Michele Albanese e Antonio Marino pongono in evidenza il grave danno che andrebbe a subire l’economia dei piccoli territori che, senza l’aiuto concreto di una Banca di Credito Cooperativo, banca del territorio, sarebbero destinati a scomparire. Le BCC al momento sono gli unici istituti di credito in grado di fornire concreto sostegno alle piccole medie imprese e alle famiglie. Se la loro struttura venisse ad essere modificata come si vuol fare attraverso la riforma, per decreto d’urgenza, cosa resterebbe? Banca Monte Pruno e BCC di Aquara sono pronte ad una battaglia serrata per evitare che l’ipotesi di riforma diventi reale e Michele Albanese e Antonio Marino sono già impegnati con azioni e trasmissioni di atti alla Banca d’Italia al fine di rappresentare con forza quelle che sono le reali prospettive e i danni nel caso si concretizzi l’ipotesi di riforma.