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    Teggiano, il 13 aprile si presenta il libro “Il segreto di Bruto” del giornalista Raffaele Alliegro

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    Nuovo appuntamento culturale a Teggiano. Sabato 13 aprile alle 18,30 nella sala Refettorio del Complesso Monumentale della Santissima Pietà è prevista la presentazione del libro “Il segreto di Bruto” del giornalista Raffaele Alliegro. Si parlerà della Res Publica, con un viaggio nell’antica Roma attraverso le pagine del volume che racconta la fine dei tiranni e la nascita della Repubblica.

    Alla presentazione di sabato 13 aprile oltre all’autore, sarà presente anche la bookblogger Giuditta Casale. Il giornalista Raffaele Alliegro, nato a Napoli nel 1961, vive a Tivoli e lavora a Roma come caporedattore nel quotidiano Il Messaggero. Con Edizioni Spartaco ha pubblicato, a quattro mani con Marco Fimiani “Il destino cambia in tre attimi. Piccole storie di grandi ribellioni” (edito nel 2013) e il romanzo “Il segreto di Bruto” (edito nel 2018).

    In quest’ultimo libro, Raffaele Alliegro seguendo i cardini tracciati sulla storia di Roma da Tito Livio, fa scorrere personaggi e accadimenti, tra fatti storicamente accertati e coerente invenzione, restituendo un clima di passioni e sentimenti autentici che, ieri come oggi e domani, agitano la vita degli uomini.

    Bruto si finse stupido per sopravvivere alla collera di Tarquinio il Superbo. Covò vendetta coltivando il germe della ribellione. Fece esiliare il monarca tiranno, fondò la Repubblica, fu il primo console di Roma nel 509 a.C.

    La Pizia, oracolo di Delfi, gli rivelò presente e futuro di una Roma all’epoca divisa tra due anime: quella romana, inflessibile, onesta, orgogliosa, primitiva, e quella etrusca, commerciale, moderna, raffinata, corrotta. Bruto sapeva che quel villaggio di rudi pastori sulle rive del Tevere era destinato a diventare caput mundi, trasformandosi nella più potente macchina da guerra mai esistita, tra lotte di potere, crudeltà, semi di libertà soffocati.

    E fu lui, nipote adottato del Superbo, da tutti creduto uno sciocco, a tessere la tela della rivolta democratica, che scoppiò devastante dopo lo stupro da parte di uno dei figli del re di Lucrezia, suicida per onore.

    Console inflessibile, Bruto fece decapitare perfino due dei suoi figli, rei confessi di avere tramato contro la res publica, e cadde in battaglia, consapevole che, centinaia di anni dopo, un discendente avrebbe raccolto il suo testimone, quel Marco Giunio Bruto congiurato contro Caio Giulio Cesare, alle Idi di marzo del 44 a.C.

    Antonella D’ALTO

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