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“I diritti umani delle donne – la costruzione della rete tra i centri antiviolenza e le istituzioni dopo la convenzione di Istanbul”, è il tema dell’incontro di ieri a Unisa, coordinato da Elisa Ercoli Presidente dell’associazione Differenza Donna ONG che subito ha detto: “Ci vuole un approccio multidisciplinare per ricostruire al meglio la memoria storica ed emotiva”. In apertura i saluti del rettore Aurelio Tommasetti che ha dato importanza all’Osservatorio interdipartimentale, alla ricerca e al Cug. Giovanni Gaeta già senatore accademico: “Bisogna organizzarci nella costruzione di una rete efficace”, riferisce.
“In quest’anno sono stati raggiunti risultati importanti grazie anche e soprattutto alla sensibilità mostrata per condurre avanti determinate cose – ribatte Antonio Florio responsabile del Piano di Zona S10 – dobbiamo costruire una società migliore per il nostro futuro”. Per il ricercatore Fabio Coppola nella metà degli omicidi, l’assassino conosce bene ed è molto vicino alla sua vittima. Si parla cioè di una delittuosità di natura molto violenta quando la vittima è una donna. Si parla cioè di retaggio culturale e il richiamo è evidente allo stalking anche quello che corre sul web e al femminicidio.
Il magistrato Maria Monteleone: “Parliamo di bambine, donne, adulte e anziane, il 75% delle vittime sono proprio bambine – dice- in aumento la violenza domestica e quella sulle anziane. Predomina la paura oppure mancano strutture idonee a denunciare. Dobbiamo diffondere tra i giovani la cultura della prevenzione e della repressione”. L’avvocato Simona Napolitani rimanda ai diritti costituzionali e a tutti quelli che riguardano la persona. “Nulla è negoziabile”, dice. La responsabile dell’ufficio legale Differenza Donna, Teresa Manente parla di violenza nelle relazioni di intimità e di trattamenti specifici in casi di particolare difficoltà.
Caterina Pafundi responsabile del centro antiviolenza Aretusa: “Troviamo difficoltà proprio nelle aule di tribunale dove arriva la seconda vittimizzazione perché viene chiesto cosa la donna ha fatto per meritarsi tutto questo e una svalutazione degli atti della violenza perpetrata”.
Antonella Citro