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Sabato 30 dicembre dalle ore 17,30 San Marco di Teggiano per l’ottavo anno consecutivo, tornerà a vestire i panni di Betlemme la città che accolse oltre 2 mila anni fa la nascita del Bambin Gesù. Fede e tradizione saranno i principali ingredienti dell’8^ edizione della Rievocazione della Nascita di Gesù organizzata come ogni anno dal circolo Acli Camminare insieme in collaborazione con la Parrocchia di San Marco. Anche quest’anno, come ormai di consuetudine, è prevista una folta partecipazione di figuranti e di attori che interpreteranno e racconteranno le ore immediatamente precedenti alla nascita di Gesù. Saranno infatti un centinaio gli interpreti che, in costumi d’epoca, animeranno la serata del 30 dicembre con scene dialogate e con stand gastronomici e di recupero degli antichi mestieri come il fabbro, lu seggjare, il banditore, il falegname, rendendo ancor più emozionante il Presepe Vivente e facendo respirare, come ormai di consuetudine, ai visitatori, l’emozionante e intensa atmosfera del natale. Inoltre, grazie al sapiente lavoro del Circolo Acli, sembrerà di essere trasportati a Betlemme con quadri statici ricostruiti dagli artigiani del posto che saranno animati da personaggi in costumi d’epoca con scene coinvolgenti e gustose. Infatti le locande allestite per l’occasione offriranno specialità culinarie di vario genere come la pasta e fagioli calda, le bruschette con l’inconfondibile olio teggianese, la salsiccia ed il caciocavallo arrostito, il buon vino tutte offerte gratuitamente ai visitatori nell’ormai noto spirito di accoglienza tipico della comunità di San Marco di Teggiano. Dal pastore, si assisterà al caglio ed alla lavorazione del formaggio, mentre in altre locande saranno preparate zeppole calde e tant’altro ancora. “Riproporre il presepe vivente – fanno sapere gli organizzatori del Circolo Acli Camminare Insieme – è rimettersi, innanzitutto personalmente, di fronte all’avvenimento del Natale. È sentire riecheggiare l’annuncio della nascita di Gesù e farsi interrogare da questo”. “Lo proponiamo a tutti – concludono – perché non vogliamo abdicare all’impegno di comunità educante, capace di interrogarsi a distanza di duemila anni sulla bellezza e mistero dell’incarnazione”.
Anna Maria Cava